Anna Bianchi si muove in quell’incerta terra di mezzo fra arte e illustrazione che costituisce l’autentico nodo di un universo creativo e biografico ricco di suggestioni.
Retaggi surrealisti, tra Magritte ed Ernst (penso all’abnorme lembo di volto che occhieggia dal pertugio di una delle vertiginose torri raffigurate dalla pittrice gardesana), convivono con una vena tipicamente ‘fantasy’, con atmosfere fiabesche o gotiche, con poetici squarci naturalistici di sapore quasi nipponico (il lucherino sul ramo d’agrifoglio) e con riflessioni sul tempo e sulla solitudine.
La notevole abilità tecnica e la particolarissima sensibilità portano Anna Bianchi a dar vita a un immaginario vario e composito, del tutto personale, che, nei suoi esiti più originali, riesce a produrre visioni di intenso lirismo, lunare melanconia, misteriosa sospensione.
da un estratto di Paolo Bolpagni